DEPRESSIONE INFANTILE: INTERVENTO DI PLAY THERAPY COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

Che cos’è la Depressione infantile?

La depressione infantile è una condizione psicologica che influisce sulle emozioni, il comportamento e il funzionamento generale di un bambino.

Nella prima infanzia, la regolazione delle emozioni è un processo diadico, ovvero la principale figura di accudimento gioca un ruolo fondamentale nell’aiutare i bambini a regolare e a gestire gli stati emotivi negativi. Nei bambini sono stati evidenziate differenti predisposizioni a certi stati d’animo ma il ruolo centrale del genitore nella relazione è quello di fornire conforto al disagio del bambino. Attraverso le ripetute esperienze di conforto, i bambini imparano che il disagio può essere manifestato al genitore è alleviato e gradualmente nel corso dei primi anni di vita, i bambini imparano a gestire la frustrazione in modo più indipendente, grazie anche allo sviluppo delle abilità cognitive linguistiche.

I due maggiori stati di umore negativo ovvero depressione e irritabilità sono presenti nell’esperienza di tutti gli individui, inclusi i bambini punto ma quando la depressione e l’irritabilità non rappresentano solo stati emotivi transitori ma si manifestano invece come gravi, poco regolabili e prolungati, possono riflettere la stabilizzazione di un disturbo dell’umore.

Quando tristezza e irritabilità sono predominanti nel bambino, specialmente se accompagnate da sintomi come insonnia, riduzione dell’appetito, ridotto livello di attività, si dovrebbe considerare una diagnosi di disturbo depressivo dell’infanzia.

Come si manifesta la Depressione Infantile?

Riconoscere la depressione nei bambini può essere complicato poiché i sintomi possono variare da un bambino all’altro e possono differire da quelli degli adulti. Tuttavia, ci sono alcuni segnali comuni che i genitori dovrebbero conoscere, tra cui:

    1. Tristezza persistente o umore depresso.
    2. Perdita di interesse per le attività che prima gli piacevano.
    3. Cambiamenti nei modelli di sonno o nell’appetito.
    4. Irritabilità e comportamento oppositivo.
    5. Basso livello di energia e stanchezza costante.
    6. Difficoltà di concentrazione e prestazioni scolastiche scadenti.
    7. Pensieri suicidi o autodistruttivi (più comuni negli adolescenti).

I bambini possono non avere la capacità di esprimere verbalmente il proprio disagio emotivo, per cui l’umore depresso può manifestarsi con espressione facciale triste, incline al pianto, che rimane costante, intensa e pervasiva nelle varie situazioni o relazioni. L’irritabilità può invece manifestarsi con attacchi di collera. La mancanza di piacere verso attività che prima si svolgevano con felicità è presente e si associa ad una maggiore gravità dei sintomi, storia familiare di depressione e ritardi psicomotori.

Questi sintomi possono manifestarsi nel gioco del bambino e nel netto cambiamento nel sonno, nell’appetito, nell’energia e nel livello di attività motoria.

Quando si manifesta il Depressione Infantile?

Non esiste un’età specifica in cui la depressione infantile si manifesta universalmente, ma alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppare la depressione in determinati momenti della vita del bambino.

      • La depressione può verificarsi già nei primi anni di vita del bambino, anche prima dell’età scolare. In questa fase, i sintomi possono essere più difficili da riconoscere a causa della limitata capacità di esprimere emozioni dei bambini piccoli.
      • La depressione infantile può manifestarsi più comunemente durante l’età scolare, quando il bambino inizia a interagire con i coetanei e a sperimentare sfide sociali e accademiche. Il periodo di transizione tra l’infanzia e l’adolescenza può essere particolarmente difficile per alcuni bambini.
      • L’adolescenza è un periodo di grandi cambiamenti fisici, emotivi e sociali, e molti ragazzi possono sperimentare sintomi depressivi durante questo periodo. L’aumento delle pressioni scolastiche, le sfide relazionali e i cambiamenti ormonali possono contribuire al rischio di depressione durante l’adolescenza.

È importante notare che la depressione infantile può verificarsi in qualsiasi momento a seguito di eventi stressanti come il divorzio dei genitori, la perdita di una persona cara, il trasferimento in una nuova scuola o il bullismo e che non c’è un’età specifica in cui si manifesta universalmente. Inoltre, i sintomi e la gravità della depressione possono variare notevolmente da un bambino all’altro.

Essere consapevoli dei segni precoci della depressione e offrire sostegno e comprensione al bambino in difficoltà può fare la differenza nel suo benessere emotivo e nel suo sviluppo sano. Se i genitori sospettano che il loro bambino possa essere depresso, è importante cercare il supporto di un professionista della salute mentale specializzato nell’infanzia e nell’adolescenza per una valutazione e un trattamento appropriati.

Quali sono le cause del Depressione Infantile?

Le cause della depressione infantile sono complesse e possono derivare da una combinazione di fattori genetici, biologici, ambientali e psicologici. È importante sottolineare che la depressione infantile può essere una condizione complessa e multifattoriale, e che non esiste una singola causa che spieghi tutti i casi.

  1. Fattori genetici: la predisposizione genetica può giocare un ruolo nell’insorgenza della depressione. I bambini che hanno familiari di primo grado con una storia di depressione hanno un rischio maggiore di sviluppare la condizione.
  2. Disfunzioni neurochimiche: cambiamenti nei neurotrasmettitori del cervello, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina, possono influenzare l’umore e contribuire allo sviluppo della depressione.
  3. Eventi traumatici o stressanti: l’esposizione a eventi traumatici o stressanti, come il divorzio dei genitori, la perdita di una persona cara, il trasferimento in una nuova scuola, il bullismo o abusi, può aumentare il rischio di depressione nei bambini.
  4. Fattori ambientali: l’ambiente familiare e la qualità delle relazioni con i genitori e altri membri della famiglia possono influenzare il benessere emotivo del bambino. Ad esempio, l’esposizione a conflitti familiari, carenze affettive o un ambiente familiare instabile può aumentare il rischio di depressione.
  5. Fattori biologici: alcune condizioni mediche o disturbi fisici, come malattie croniche, disfunzioni tiroidee o squilibri ormonali, possono influenzare l’umore e aumentare il rischio di depressione nei bambini.
  6. Stili di attaccamento insicuri: I bambini che sviluppano stili di attaccamento insicuri, come l’attaccamento ansioso o l’attaccamento evitante, possono essere più suscettibili alla depressione.
  7. Fattori psicologici: bassa autostima, scarsa capacità di coping con lo stress, pensieri negativi persistenti o schema di pensiero distorti possono contribuire allo sviluppo della depressione nei bambini.

Depressione infantile e intervento di Play Therapy Cognitivo-Comportamentale (CBPT)

La Play Therapy cognitivo-comportamentale (CBPT) è un approccio che mira ad agire sull’umore modificando innanzitutto comportamenti e modelli di pensiero rendendo il bambino partecipante attivo del cambiamento. La play therapy cognitivo-comportamentale è una terapia strutturata, breve e orientata agli obiettivi che vengono condivisi con il bambino e la famiglia. Il bambino viene accolto in un setting di gioco che ha l’obiettivo di creare l’alleanza terapeutica e i genitori seguono un percorso parallelo al figlio finalizzato all’apprendimento e potenziamento delle competenze genitoriali.

L’intervento si articola nelle seguenti fasi:

  1. FASE DI ORIENTAMENTO: è la fase iniziale della play therapy cognitivo-comportamentale. C’è un’enfasi significativa sulla preparazione sia del bambino che dei genitori. È cruciale organizzare un incontro iniziale tra il terapeuta e i genitori, senza la presenza del bambino, per esaminare dettagliatamente la storia e le informazioni di base. Questo permette ai genitori di condividere la propria percezione del problema del bambino. Durante questi incontri iniziali, il terapeuta assiste i genitori nella preparazione del bambino per la prima sessione. In questa fase, viene anche spiegato il ruolo continuo dei genitori e di altri adulti significativi nel processo di valutazione e trattamento del bambino. Nonostante l’attenzione al bambino durante la play therapy cognitivo-comportamentale, il terapeuta continua a interagire regolarmente con i genitori per offrire supporto e valutare il progresso degli obiettivi terapeutici.
  1. FASE DI VALUTAZIONE: si focalizza sulla raccolta di informazioni cruciali per stabilire gli obiettivi della terapia. Oltre ai colloqui con i genitori, un elemento chiave è l’osservazione del gioco del bambino. Durante questa fase vengono impiegati diversi strumenti, tra cui questionari somministrati ai genitori, la valutazione del gioco del bambino, la valutazione del gioco familiare, il compito di completamento delle frasi con i puppets, e altre misure personalizzate sviluppate dal terapeuta. Il terapeuta può stabilire una baseline per la frequenza dei comportamenti del bambino, consentendo di valutare i cambiamenti del comportamento nel corso del trattamento.
  2. FASE DI CONCETTUALIZZAZIONE DEL CASO: la play therapy cognitivo-comportamentale inizia con l’analisi dei dati raccolti durante la valutazione del bambino, con l’obiettivo di pianificare un trattamento efficace e fornire una struttura logica per lo sviluppo e il raggiungimento degli obiettivi terapeutici. Si comincia spiegando la depressione infantile, analizzando i fattori individuali, relazionali e ambientali correlati alle preoccupazioni dei genitori. Si esamina il lato emotivo, i pensieri, le sensazioni fisiche e le strategie di coping che il bambino utilizza. Questa fase include anche l’analisi dei fattori di protezione, rischio e mantenimento che contribuiscono al comportamento del bambino.
  3. FASE DI INTERVENTO: della terapia nella play therapy cognitivo-comportamentale si concentra sull’uso di tecniche CBT che aiutano il bambino con depressione infantile a sviluppare risposte più adattive ai problemi, alle situazioni e ai fattori di stress. L’attenzione è sull’apprendimento di pensieri e comportamenti più adattivi. I metodi utilizzati includono il modeling, il role playing, la biblioterapia, la generalizzazione e la prevenzione delle ricadute. Gli interventi sono spesso tradizionali interventi cognitivi adattati attraverso strumenti di gioco come il disegno e le arti espressive, l’ascolto di storie di protagonisti con lo storytelling terapeutico o l’interazione con puppets che affrontano situazioni simili. Il trattamento include interventi volti a aiutare il bambino a generalizzare i comportamenti appresi durante le sessioni ad altri contesti e a lavorare per la prevenzione delle ricadute. Anche se il focus principale è sul bambino, è importante mantenere incontri regolari con i genitori per monitorare i progressi, valutare e intervenire sull’interazione tra il bambino e i genitori, e fornire consigli sulle aree di interesse.
  4. FASE DI CONCLUSIONE della terapia, sia il bambino che la famiglia sono coinvolti attivamente. Durante questo periodo finale, il bambino affronta i sentimenti legati alla fine della terapia, mentre il terapeuta sottolinea i cambiamenti avvenuti e consolida il processo di apprendimento. Le sessioni finali possono essere estese nel tempo, passando da incontri settimanali a quindicinali o mensili. Questo aiuta il bambino a percepire la sua capacità di gestire la vita senza il terapeuta. Il terapeuta rafforza positivamente i progressi del bambino tra le sessioni e cerca di normalizzare l’esperienza di separazione. Dalla conclusione dell’intervento vengono previsti follow-up a 3 mesi, 6 mesi, 12 mesi e 24 mesi per verificare l’efficacia dell’intervento.

Quali sono gli obiettivi terapeuti nel trattamento della Depressione Infantile?

Nella play therapy cognitivo-comportamentale la definizione degli obiettivi viene condivisa  con i bambini e le loro famiglie. Di fronte an quadro di Depressione Infantile, generalmente ci si pone i seguenti obiettivi: 

  • Insegnare ai bambini attraverso le sessioni di gioco abilità che aiuteranno a comprendere, pensare, interpretare e rispondere efficacemente agli eventi nel loro mondo, in modo da riuscire a sfuggire ai modelli di pensiero e comportamento negativi che hanno provocato la loro depressione.
  • Sviluppare e rafforzare le capacità di coping. Poiché la depressione è spesso associata a bassa autostima e autoefficacia, è importante garantire che il bambino depresso sviluppi abilità che aumentino la fiducia, la competenza e l’empowerment
  • Sviluppare capacità di problem solving
  • Psicoeducazione sia ai genitori che al bambino. È fondamentale che i genitori capiscano questa distinzione quando iniziano a comprendere le sfide specifiche che i loro figli devono affrontare. Ancora più importante, sia i genitori che il bambino dovrebbero partire con la consapevolezza che il bambino non è responsabile del disturbo, che i sintomi sono separati da chi è lui o lei come persona e che tutte le parti interessate (ad es. genitori, insegnanti, terapisti) si assumono la responsabilità di affrontare le lotte attuali

Cosa possono fare i genitori?

È essenziale che i genitori di bambini depressi comprendano i fattori che contribuiscono ai sintomi del bambino, i segnali ambientali e gli eventi che innescano cambiamenti di umore e le strategie di gestione del comportamento che migliorano l’autostima piuttosto che far vergognare il bambino.

  • Ai genitori dovrebbero essere insegnati i principi dell’approccio collaborativo alla risoluzione dei problemi (Greene, 2014). Questo approccio consente sia al genitore che al bambino di esprimere i propri desideri e bisogni e modella un metodo di risoluzione dei problemi che rispetta entrambi i punti di vista nel raggiungimento di una soluzione.
  • I genitori devono capire che la depressione si traduce in una bassa motivazione a partecipare alle attività e che la mancanza di partecipazione alle attività peggiora la depressione perché diminuisce le opportunità di nuovo apprendimento.
  • I genitori dovrebbero coinvolgere il loro bambino depresso in modi affettuosi e solidali che inviino il messaggio che capiscono che i sintomi non sono colpa del bambino, fornendo allo stesso tempo una varietà di attività divertenti, creative, sociali e rilassanti per il loro bambino.
  • È essenziale che i genitori comprendano che i bambini depressi si rifiutano di partecipare alle attività ma questo fa parte dei sintomi depressivi del bambino e punirlo rischia di far vergognare ulteriormente il bambino per i suoi sintomi.
  • I genitori dovrebbero preparare il bambino al successo iniziando con pochissime richieste, sorprendendolo a soddisfarle e utilizzando strategie di rinforzo positivo per aumentare la probabilità che quel comportamento si ripeta in futuro.
  • Ai genitori dovrebbe anche essere insegnato come modellare le capacità di regolazione delle emozioni, di coping e di risoluzione dei problemi a casa.
  • I genitori devono essere consapevoli di ulteriori tipi di interventi da prendere in considerazione quando i sintomi del bambino non migliorano sufficientemente attraverso la sola terapia.

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INTERVENTO DI PARENT TRAINING NELLA DEPRESSIONE INFANTILE

Cos’è il Parent Training CBPT ?

Il Parent Training è modello d’intervento basato sulla competenza dove si parte dal presupposto che le famiglie sono in grado di condurre e affrontare il problema e che tutte le famiglie abbiano punti di forza e possano imparare.

Il parent training inserito nella Play therapy cognitivo comportamentale sottolinea l’importanza del coinvolgimento nel setting della playroom anche dei genitori, i quali hanno la possibilità di osservare e via via implementare un intervento per modellare i comportamenti adattivi alla presenza del terapeuta. Enfatizza la capacità di adattamento e la capacità di apprendimento dei genitori e  propone di modificare lo stile relazionale e gli atteggiamenti che influiscono negativamente sui comportamenti dei bambini .

I genitori, in questo modo, hanno la possibilità di:

    • Apprendere nuove competenze
    • Imparare e praticare tecniche specifiche
    • Ricevere feedback individualizzati e continui dal terapeuta per essere aiutati a diventare più consapevoli
    • Imparare a interpretare in modo più accurato le emozioni, le preoccupazioni e la comunicazione dei loro figli, espresse attraverso il loro gioco.

Questo programma di intervento segue un approccio integrato e innovativo fondato sui seguenti approcci:

APPROCCIO EDUCATIVO 

Le tematiche comprendono:

  • La natura dei problemi/disturbi del bambino
  • Lo sviluppo del bambino in relazione al disturbo
  • I principi generali dell’apprendimento
  • Il modello transazionale delle relazioni genitore-figlio

APPROCCIO COGNITIVO

I genitori lavorano per apprendere nuove abilità che comprendono:

  • Abilità di problem solving
  • Ristrutturazione cognitiva
  • Automonitoraggio
  • Aspettative realistiche

APPROCCIO MODIFICAZIONE DEL COMPORTAMENTO

L’obiettivo è rimuovere le condizioni all’origine dei comportamenti­ problema e sostituirli con condotte desiderabili da un punto di vista adattivo e sociale. I genitori lavorano per apprendere nuove abilità che comprendono:

  • Shaping
  • Estinzione/ignorare
  • Rinforzo positivo (tangibile, sociale, sistemi di token)
  • Rinforzo differenziale
  • Time out (sospensione del rinforzo positivo)
  • Tecniche di rilassamento

APPROCCIO ALLO SVILUPPO DELLA RELAZIONE

I genitori lavorano per apprendere nuove abilità che comprendono:

  • Ascolto empatico (commenti non direttivi, descrittivi, riflessivi)
  • Uso di un tempo di gioco diretto al bambino
  • Consegna di ordini efficaci
  • Instaurare aspettative chiare (es regole della casa)
  • Uso di giochi/libri terapeutici (il genitore con il figlio
  • Abilità di ascolto

Come si struttura l’intervento di Parent Training nella Play Therapy Cognitivo-Comportamentale?

Anche se il lavoro principale è con il bambino, è importante incontrare periodicamente anche i genitori. Il coinvolgimento dei genitori nella play therapy cognitivo-comportamentale è importante, sia durante la valutazione che durante il trattamento. Viene previsto con un percorso parallelo alla terapia del bambino, dove viene sottolineato il ruolo fondamentale dei genitori nell’influenzare i comportamenti disadattivi dei loro figli. I genitori spesso vengono incoraggiati a rafforzare e rinforzare il comportamento adattivo del bambino per proseguire il trattamento al di fuori della terapia (es. vengono addestrati a utilizzare il rinforzo appropriato dei comportamenti adattivi e l’estinzione di quelli disadattivi).

A chi è rivolto? E’ rivolto ad entrambi i genitori

Quanto dura? Tendenzialmente vengono svolti da  6 a 14 incontri, organizzati in un incontro a settimana dalla durata di 1 ora

Il percorso viene strutturato in fasi:

    1.FASE ASSESSMENT : si analizza il problema, si adatta lo stile educativo e i definisce l’obiettivo. In questa fase i genitori ricevono informazioni sulle cause e le conseguenze dei comportamenti disfunzionali dei figli e imparano a stabilire delle regole chiare e coerenti

    2.FASE DI APPRENDIMENTO: in questa fase si lavora per definire nuovi apprendimenti di tutte quelle abilità fondamentali per supportare il cambiamento del bambino.  I genitori hanno la possibilità di conoscere ed esercitare “le tecniche” attraverso l’uso di sessioni di pratica, in cui il terapeuta mette in atto il ruolo del bambino, guidando e istruendo i genitori. In particolare  si lavora su:

      • Padronanza dei prerequisiti
      • Modellamento delle abilità
      • Role-playing
      • Apprendimento senza errori
      • Approssimazioni successive (shaping)
      • Feedback (rinforzatori verbali e sociali, token economy)
      • Pratica

    3.FASE DI PRATICA: in questa fase vengono previste  sessioni di gioco con i propri figli. Si mettono in pratica le competenze apprese. I genitori imparano a riconoscere e prevenire le situazioni che causano i comportamenti difficili dei figli e a usare le stesse strategie di problem solving in diverse situazioni. Dopo alcuni momenti di pratica con il terapeuta, i genitori iniziano a tenere sessioni di gioco con i propri figli, singolarmente, sotto la supervisione del terapeuta.

    4.FASE DI CONFRONTO: i genitori dialogano con il terapeuta sulle sessioni di gioco fatte a casa, per imparare come generalizzare ciò che hanno appreso. Vengono discussi gli aspetti che i genitori sentono di aver fatto bene e affrontati possibili problemi che sono sorti.

    In questa fase il terapeuta aiuta i genitori a generalizzare tutti gli interventi appresi e le abilità alla base delle competenze e capacità genitoriali che hanno imparato durante la fase di allenamento.

    Ogni settimana, viene dedicato un po’ di tempo all’utilizzo di ciò che hanno imparato nelle situazioni della vita quotidiana e vengono assegnati compiti a casa volti all’uso delle tecniche.

    5.FASE DI CONCLUSIONE: si verifica quando gli obiettivi terapeutici sono stati raggiunti e i genitori hanno acquisito un buon livello di competenza, per ciò che riguarda le attività di gioco e le abilità genitoriali. Spesso la terapia viene portata a conclusione in modo graduale, con la frequenza degli incontri che viene ridotta a settimane alterne, poi mensile e così via.

    Obiettivi del Parent Training

    Questo percorso aiuta il genitore a interagire in modo efficace con il proprio figlio, sviluppando abitudini e tecniche comportamentali e comunicative funzionali. Obiettivo dell’intervento sarà quello di rimuovere le condizioni all’origine dei comportamenti-problema e di sostituirli con condotte desiderabili da un punto di vista adattivo e sociale.  Gli obiettivi sono focalizzati per prevenire le disfunzioni, promuovere il benessere e migliorare le condizioni di crisi.

    Gli obiettivi del lavoro con i genitori sono:

      • Accrescere la loro comprensione del comportamento problematico del bambino;
      • Stabilire aspettative più realistiche;
      • Aumentare il calore, la fiducia e l’accettazione nei confronti del figlio;
      • Capire l’importanza dell’interazione attraverso il gioco;
      • Comunicare in modo più efficace con i propri figli;
      • Sviluppare maggiore fiducia come genitori e ridurre le frustrazioni vissute con i propri figli.
      • Sviluppare di una maggiore pazienza per creare aspettative più realistiche;
      • Discutere le reazioni personali con il terapeuta per sviluppare un maggior grado di comprensione dei propri sentimenti e comportamenti;
      • Imparare come diventare i migliori risolutori di problemi e dei
        conflitti familiari e sviluppare una maggiore motivazione verso il cambiamento.

    Bibliografia:

    Favaro, A., & Sambataro, F. (2021). Manuale di psichiatria. Piccin.

    Geraci M. A. (2022). La play therapy cognitivo-comportamentale. Armando Editore. Roma

    Geraci M. A. (2023). Comprendere il mondo dei bambini giocando. Armando Editore. Roma

    Geraci M. A.  (2024). Il mondo della dottoressa Lulù. Collana Amzon – CBPT Books.

    Knell S. M. (1993). Cognitive Behavioral Play Therapy. J. Aronson

    American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta edizione. DSM-5. Tr.it.

    Berrini, r. la collaborazione psichiatra/psicologo sulla gestione integrata dei casi in psicoterapia individuale. rivista semestrale di psicologia e psicoterapia individuale sistemica al tempo della complessità, 7. (2021).

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